Appunti
Paola, questo è un processo che s'ha da fa'
27 ottobre - Madre Natura può attendere invano. Per la salute e la vita di operai e cittadini, ci sono poche speranza di giustizia in Calabria. Certi processi forse non si celebreranno mai. Come quello che si tiene nel tribunale di Paola per la morte di oltre cinquanta operai della Marlane di Praia a Mare, in provincia di Cosenza. Altrettanti sono ancora in vita, ma malati di tumore. Uno è deceduto l’8 ottobre scorso.
Imputati sono 13 ex dirigenti della fabbrica tessile del gruppo Marzotto, accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e disastro ambientale. Sarebbe stato omesso il controllo della sicurezza. Alcuni di loro non avrebbero fornito ai lavoratori dispositivi di protezione e a vario titolo non avrebbero vigilato sull'utilizzo degli stessi. Le parti civili hanno chiesto la modifica del capo d’imputazione in omicidio volontario con dolo eventuale. A sette mesi dall’inizio, siamo già al terzo rinvio. L’ultimo, il 7 ottobre scorso, perché il legale di uno degli imputati ha sostenuto di essere impegnato in un altro procedimento a Roma. Il Pm non s’è opposto al rinvio.
veleni di Calabria
Ecco perché associazioni, comitati e familiari delle vittime si sono dati nuovamente appuntamento per un sit-in da tenere il prossimo 28 ottobre davanti il tribunale di Paola. Chiedono a gran voce la partecipazione solidale di tutti i Calabresi.
Ma in provincia di Cosenza la vicenda Marlane non è l’unico caso di giustizia balbuziente. Sinora nessuna delle piaghe inferte, è stata curata a fondo dall’azione di magistrati e inquirenti.
Nella piana di Sibari, al di là dei facili trionfalismi della procura di Castrovillari, sono state solo in parte rimosse le scorie industriali provenienti dall’ex Pertusola sud di Crotone, gruppo Eni. Un quantitativo imprecisato di ferriti di zinco rimane ancora nei terreni non monitorati, sotto agrumeti e pescheti.
Neanche del fiume Oliva, nei pressi di Amantea, si parla più, perlomeno da quando la vicenda delle navi dei veleni è passata di moda. Di fatto, dal tribunale di Paola non è ancora emersa una spiegazione chiara e definitiva in merito alle cause degli elevati livelli di radioattività riscontrati nell’area. Si sa solo che nell’alveo del fiume sono stati rinvenuti 100mila metri cubi di rifiuti industriali. Mistero sulla loro provenienza.
L’elettrodotto Laino-Rizziconi, di proprietà della multinazionale Terna, è rimasto piantato lassù, a poca distanza dai tetti delle case, nonostante le proteste degli abitanti di Montalto Uffugo e dintorni. Per il prossimo 31 ottobre torneranno a scendere in piazza, in occasione del rituale e carnascialesco “compleanno dell’elettrodotto”.
In attesa di eventi nuovi è anche l'inchiesta sull'eolico, avviata attorno a una presunta maxi-tangente versata a funzionari e politici della Regione Calabria per l’avviamento di una centrale eolica a Isola di Capo Rizzuto, vicino Crotone. Nel luglio scorso è stata richiesta e concessa un'ulteriore proroga per chiudere le indagini su 20 dei 34 indiziati di reati che vanno dall'associazione per delinquere, alla corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. Tra le persone per le quali si rendono necessari altri mesi d'investigazioni, risaltano i nomi di Nicola Adamo e Diego Tommasi, all'epoca dei fatti contestati, componenti della giunta regionale, rispettivamente assessore all'Attività produttiva e assessore all'Ambiente.
Infine, dopo i temporanei sequestri, sono state quasi tutte riaperte le discariche autorizzate disseminate ovunque, nel territorio calabrese. Per la fine del commissariamento all’emergenza rifiuti, la rete “Franco Nisticò” lancia la manifestazione del prossimo 12 novembre. A Crotone, città simbolo della Calabria violentata dalla distopia di uno sviluppo industriale impossibile.
Claudio Dionesalvi
“il manifesto”, domenica 23 ottobre 2011
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COMUNICATO STAMPA PROCESSO MARLANE
Il gioco del rinvio, un “legittimo intendimento”.
28 Ottobre Tribunale di Paola, nuova udienza del Processo Marlane.
ANCORA UN SIT IN PER ESSERE VICINI ALLE VITTIME
Quello che è accaduto alla Marlane di Praia a Mare nei decenni passati è cosa
nota. Sia alle tante famiglie deflagrate nei sentimenti da malattie e morti
dolorose. Sia alle persone comuni, ai comitati, alle associazioni, che da anni
denunciano più di cento casi di decessi per tumore. Perché quella era e
continua ad essere, la fabbrica dei veleni. Il luogo in cui non veniva
osservata alcuna normativa in materia di tutela della salute dei lavoratori.
La
fabbrica di un “generoso” Conte, acquistata, rivenduta, cancellata dalla
migliore manifattura ricattatrice italiana. Una storia avvelenata. Quello che
accade oggi in merito al Processo “Marlane” nel quale sono indagati 13
imputati
per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, disastro ambientale, serve a
mantenere aperte le amare ferite e ad alimentare il drammatico stato d’animo
dei parenti delle vittime. Serve a far passare inosservato il lavoro di contro-
informazione, capillare ed inequivocabile, che da anni la fitta rete di
attivisti ed ambientalisti calabresi sta diffondendo su tutto il territorio
nazionale su tale vicenda. Serve a far rimanere impuniti una setta di
persecutori della dignità umana, mediante l’ennesimo rinvio, il terzo in sette
mesi. L’ultimo, relativo al 7 Ottobre scorso, porta in calce l’impedimento a
partecipare all’udienza del difensore di uno degli imputati. A tale richiesta
non viene riscontrata alcuna obiezione da parte del pubblico ministero, mentre
alcuni legali di parte civile insorgono, poiché l’impressione che travisa dalle
vicissitudini di questo calvario giudiziario, appare chiara anche ai più
sprovveduti: il processo non si vuole fare. Un lento e angoscioso silenzio da
parte dei media pare voler far da sipario al fatto accaduto, di per se grave,
se non fosse risaputo d’essere in un sistema giuridico e in un paese in genere,
anormale. Tuttavia tali condizioni dovrebbero spingere maggiormente la
sensibilità della cittadinanza tutta Calabrese, a rivoltarsi contro un epilogo,
falso e bieco, che volutamente si vuole legittimare. Perché la Marlane racconta
di operai scomparsi a causa delle mancate norme di sicurezza sul lavoro, a
causa dei rifiuti tossici seppelliti nei nostri territori. Una pagina che vive
della medesima intenzione devastatrice praticata nei terreni del Cassanese,
nella Valle dell’olivo, nella città di Crotone. Una traversia che si lega alla
miserabile gestione politica sul ciclo dei rifiuti: un commissariamento lungo
14 anni sul quale è giunto il momento di mettere la parola FINE. Per una terra
che deve liberarsi dagli attori di tali scempi, al fine di evitare altre morti
benedette dal profumo dei soldi. Per restituire diritti al lavoro, oggi più
che mai umiliato e massacrato. Per tutte queste ragioni abbiamo il dovere di
partecipare, giorno 28 Ottobre dalle ore 9, al SIT-IN davanti al tribunale di PAOLA per
chiedere GIUSTIZIA PER LE VITTIME DELLA MARLANE. NOI LA VERITA’ LA CONOSCIAMO E
PER TALE MOTIVO, NON CI ARRENDEREMO MAI !
Si- Cobas coordinamento Calabria / Osservatorio Nazionale Amianto / Rete
Difesa Territorio “Franco Nisticò”/ CSOA Rialzo Cosenza / Associazione
Culturale Skatakatascia U*CS Francavilla / Movimento Ambientalista del
Tirreno / ACSSA di Montalto Uffugo/ L’ARCI DI PAOLA .