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L’Avvocato Enzo Lo Giudice scrive a Francesco Cirillo

Appunti

L’Avvocato Enzo Lo Giudice scrive a Francesco Cirillo


27 gennaio - L’Avvocato Enzo Lo Giudice scrive a
FRANCESCO CIRILLO


Caro Francesco.
il tuo libro sulla "Marlane: la fabbrica dei veleni" è una denunzia forte che ferisce comunque, anche chi ha perso la capacità di indignarsi e geme sotto il peso di tante sconfitte. La verità ormai è storicizzata: il sistema capitalistico, specie nella fase della sua agonia, accumula profitti con il genocidio.
Negli anni della nostra ribellione Io scontro era idealizzato da una prospettiva strategica ben precisa, la società socialista con i! mondo nuovo dei grandi valori della libertà e della giustizia sociale. Oggi il massimo della ribellione tende, inutilmente, alla sindacalizzazione di obiettivi economicistici ben definiti che tutte le forze politiche si affannano ad arraffare per ipocritamente utilizzarli come bandiere di rappresentatività.
Ma è solo una lotta sterile, apparente perché la grande crisi che investe il mondo è crisi di sistema. Non solo lo stato ma la stessa struttura della società capitalistica è entrata nella crisi definitiva, irrisolvibile, perché appunto il "sistema" non possiede più alcuna potenzialità progressista e vive mangiandosi pezzi del suo corpo.
E sono i pezzi della stessa struttura sociale in feroce lotta intestina che nel tentativo di sopravvivenza denunziano gli aspetti reazionari degli altri pezzi momentaneamente in posizione di prevalenza.
r La politica è diventata la lotta per salvarsi dalla putrescenza del cadavere capitalistico e man mano che la realtà scopre la grande frode dell'economia virtuale rispunta la c.d. tecnica accademica per l'ennesimo imbroglio temporaneo.
La prova storica che viviamo questa fase drammatica della vita de! mondo sta nell'impossibilità di proporre qualsiasi iniziativa positiva. Tutto ciò che viene inventato come nuovo si svela vecchio e putrescente,o. nel migliore dei casi,impotente. In Italia, e come tu scrivi "niente cambia nella Calabria, tutto torna sempre al punto di partenza".

. L'epilogo è il governo dei tecnici che uccide le nuove generazioni sventolando la bandiera della garanzia del loro futuro. Persine l'indignazione, persine la ribellione, senza un modello sociale alternativo, finisce nel nulla allorché è destinato a restare fine a stesso o suscitare anarchica violenza senza alcun senso prospettico. Che fare?
Andare alla ricerca di quelle idee che come talpe avevano iniziato a scavare il suolo del mondo per aiutarle ad incontrare le esigenze storiche delle nuove generazioni. Impresa titanica, ma. alla fine, si scopre sempre la stessa verità, gli uomini sono pieni di grandi ideali, la libertà, la giustizia sociale, la scienza, l'amore, la solidarietà, che non è vero possano crescere e germogliare col concime del denaro, con i veleni del profitto, con le devastazioni egoistiche del mercato capitalistico. I grandi ideali sono incompatibili col profitto, sono il modello alternativo, il mondo nuovo, un'altra cosa dell'attualità avida ed affamata.
E non c'è sentenza di nessun giudice dell'apparato in grado di capirlo e di affermarlo.
Comunque sei uno dei pochi eroi superstiti di un'epoca che sta crollando, per fortuna con i suoi giudici, i suoi politici, il suo famelico apparato statale, le sue ipocrisie, la sua putrescenza. Per quel che può contare sappi che sei uno dei pochi, veri amici cui sono stato e sono legato in silenzio.
Milano, 27 gennaio 2012


Enzo Lo Giudice