La Scuola del Vento
I problemi dei rom restano
Domenico Miceli - l'Ora della Calabria - mercoledì 6 novembre 2013 - INCOMINCIANO LE ATTIVITA' MA I PROBLEMI DEI ROM RESTANO AL PALO. Gli ultimi ritocchi sono stati fatti: il tetto aggiustato in vista dell’inverno, una bella ripulita al pavimento, le tende alle finestre, una scrivania nuova e qualche sedia. Riapre anche quest’anno la Scuola del vento nel campo Rom di Vaglio Lise. La piccola struttura in legno, costruita dagli attivisti di Coessenza insieme agli abitanti dell’accampamento che sorge alla destra del Crati, accoglierà di nuovo i bambini coinvolgendoli in una serie di attività ludiche che vedono la partecipazione di diversi artisti dell’hinterland cosentino. Il programma, ancora work in progress, prevede il laboratorio di burattini denominato “Pinocchio” tenuto dal maestro burattinaio Angelo Aiello, che si svolgerà ogni martedì (è partito ieri). Il laboratorio darà vita ad uno spettacolo che gli attivisti della Scuola del vento vorrebbero portare in scena a dicembre al teatro Morelli. Ma oltre a questo, sono già in programma una mostra di fotografia, la presentazione del libro “Segregare costa” di A. Ardolino e, una volta al mese, il cineforum.
- Un progetto che nasce da lontano -
Cinque anni fa il primo punto di contatto tra i volontari di Coessenza e la comunità rom di Cosenza è stato un semplice gazebo bianco che il vento faceva sempre volare via. Correva l’anno 2009 e i volontari sono entrati nel campo di Vaglio Lise in punta di piedi. Il loro intento era quello di stabilire il grado di scolarizzazione dei tanti bimbi nati tra quelle baracche ed iniziare così ad instaurare un rapporto con loro per poter portare avanti dei corsi base d’italiano e di matematica. Dopo quel primissimo incontro la sorpresa fu grande da tutte e due le parti. Buona parte della comunità rom guardò con interesse a questa iniziativa e la benedirono; i volontari, da parte loro, si sentirono bene accolti ed istaurarono da subito un primo fondamentale momento d’integrazione. Due pomeriggi alla settimana alcuni di loro tenevano delle lezioni all’aperto dove venivano coinvolti ragazzi dai 5 ai 12 anni: tutti intorno ad una scrivania a leggere e scrivere e a far di conto. Alla fine l’unica cosa che non andava era proprio quel gazebo bianco che volava sempre via per il forte vento. Fu così che si è pensato di dare una base stabile a questi incontri e si è dato il via alla costruzione di una baracca che potesse ospitare le attività dei volontari e dei piccoli scolari: ed è nata la “Scuola del vento”.
- La baracca dell’integrazione -
Oggi la Scuola del vento non è solo un luogo fisico dove materialmente si svolgono attività didattiche e ludiche all’interno del campo rom. È diventata anche una sigla dietro la quale operano una serie di realtà associative del territorio e attraverso la quale si portano avanti delle battaglie politiche di non poco conto. I problemi del campo rom, a Cosenza, molte volte passano proprio da quella baracca innalzata per difendere l’integrazione e i sincretismi culturali dalle folate di razzismo e xenofobia che puntualmente gli si abbattono addosso, spazzando via ogni forma di dialogo. Non è raro che i volontari (che operano senza sovvenzioni pubbliche e private, evitando così l’odiato business dell’accoglienza) si impegnino in prima persona per cercare di risolvere le mille problematiche che giornalmente affliggono gli abitanti del campo che, ricordiamo, vivono senza luce e acqua corrente. Ma anche senza alcun diritto.
- Una questione politica -
Non è un mistero che agli oltre 600 abitanti del campo rom sia negato l’accesso ai diritti. Ai rom a Cosenza viene negato il diritto alla residenza, perché non possono iscriversi all’anagrafe, rimanendo così invisibili agli occhi dello Stato. Inoltre il Comune non ha mai istituito il registro dei senza dimora e, al momento, sembra aver dimenticato anche l’esistenza dell’agenda rom, un documento programmatico creato dagli attivisti della Scuola del vento per risolvere una volta per tutte la “questione rom”. Ma c’è di più. Perché soprattutto i bambini fanno le spese di questo immobilismo politico. La nuova battaglia che gli attivisti della Scuola del vento stanno portando avanti con il Comune riguarda gli orari dello scuolabus, che arriva sempre troppo in ritardo al campo (intorno alle 8,30 del mattino) facendo arrivare sempre troppo in ritardo i bimbi a scuola (intorno alle 9). Un fatto che lede il diritto allo studio di questi ragazzini che avrebbero bisogno di modelli culturali tesi all’integrazione e che invece, si vedono discriminati fin dalla più giovane età. Chissà se anche loro pensano che la “questione rom” altro non è che una squallida “questione politica”.
d.miceli@loradellacalabria.it