La Scuola del Vento
Convivere con i Rom non è poi così difficile
Cronache dalla crisi
In Calabria le associazioni hanno presentato in prefettura una proposta per insediare in diversi spazi abitativi - campi attrezzati, recupero di borghi, case popolari - 300 rom rumeni che vivono sul greto del fiume Crati. Tra l'ostilità dei sindaci e degli abitanti si tratta di un progetto realizzabile e finalizzato all'interculturalità
Da oltre sette anni, circa 300 rom rumeni vivono sul greto del fiume Crati, in condizioni di profondo degrado e nell’indifferenza quasi totale delle istituzioni. La Procura dopo aver provveduto nello scorso ottobre a varare 93 decreti di espulsione che il tribunale ha rigettato, a gennaio ha chiesto al Gip di Cosenza di disporre il sequestro preventivo del campo nomadi di Vaglio Lise, e ha inoltre ammonito le nostre istituzioni (comune e provincia), invogliandole ad adoperarsi tempestivamente affinché tutelino i diritti fondamentali dei rom e provvedano alla loro sistemazione.
Proprio per questo, lo scorso febbraio, diverse associazioni sono state invitate ad un incontro tenutosi in Prefettura, durante il quale hanno potuto suggerire ben undici siti per l’installazione di piccoli “villaggi attrezzati” in favore dei rom. Tra le proposte avanzate nel nostro dossier, si è accennata alla possibilità di collocare alcune famiglie in un terreno del comune di Mendicino, limitrofo a Dipignano e Carolei. Ma rimaniamo increduli che i sindaci di queste due città, insieme a pochi altri cittadini, abbiano già organizzato un sit-in di protesta per opporsi al nuovo insediamento rom semplicemente per il fatto di non essere stati interpellati nel merito.
E’ bene precisare che l’interlocuzione con i sindaci di Carolei e Dipingano che si sono allarmati senza validi motivi, finora non vi è stata, poiché si stavano compiendo accertamenti del tutto preliminari sulla proprietà dell’area di nostro interesse. D’altra parte, con lo stesso sindaco di Mendicino si è tenuto soltanto un incontro, per prospettargli alcune delle ipotesi sulle quali stiamo lavorando.
In particolare, al sindaco di Mendicino abbiamo chiarito che è nostra intenzione impegnarci affinché non si riformi, a Mendicino o altrove, un nuovo campo nomadi. Si tratterebbe piuttosto di intervenire in più aree della provincia di Cosenza, e di collocare in ciascuna di queste circa 50 persone. Potrebbe trattarsi di 15 o 20 famiglie rom, che andrebbero coinvolte poi nell’autocostruzione di moduli residenziali a costo moderato e con cui le amministrazioni competenti andrebbero a siglare un patto basato sulla precisa individuazione dei diritti e dei doveri di entrambe le parti.
Come accade nel resto d’Europa, pensiamo cioè alla creazione di piccole aree residenziali, da finanziare con le risorse messe a disposizione dalla stessa Ue e alla cui assegnazione deve corrispondere un’assunzione formale di responsabilità da parte dei capifamiglia rom e da parte delle istituzioni. Ma, soprattutto, crediamo che ogni intervento dovrà necessariamente coinvolgere i rom e il resto della popolazione autoctona in “azioni di scambio interculturale”, che possano contribuire al miglioramento del territorio interessato da questi nuovi insediamenti.
E’ bene precisare che l’ipotesi di questi villaggi attrezzati non esclude la possibilità che i rom vengano invece reinsediati nei nostri borghi semi-abbandonati, purché si tratti di piani articolati, realmente condivisi, e non invece di azioni di deportazione organizzate dall’alto. Né l’idea dei villaggi attrezzati esclude l’accesso dei rom dall’edilizia abitativa pubblica. Ma è da ipocriti nascondere che l’emergenza abitativa, in Calabria come nel resto d’Italia e del mondo, oggi costituisce un problema comune a molti. Perlomeno, l’associazione a cui aderiamo, non intende occultare questa condizione comune. Al contrario, proprio questa consapevolezza di fondo ci spinge a lottare con i rom, per la loro e per la nostra dignità, e ci invoglia ad immaginare formule abitative più innovative, di cui, nel futuro, non solo i migranti potrebbero beneficiare.
Per portare avanti questo tipo di azione in maniera davvero intraprendente siamo consapevoli che occorra predisporsi ad un atteggiamento maturo e dialogico, che non accetti provocazioni, ma che lavori sul territorio per creare una vasta rete di intenti, cooperazione e solidarietà. Una rete che già oggi si presenta vitale e in espansione, e che per ciò stesso conferma l’assoluta sterilità delle reazioni ostili e scomposte troppe volte levatesi, non solo a Dipignano e a Carolei, contro di noi e contro i rom.
Invece di organizzare l’intolleranza, il nostro obiettivo è costruire una nuova soggettività interculturale, che impegni i nostri rappresentanti politici a lavorare su delle soluzioni! A tale proposito, abbiamo avviato una raccolta di firme per chiedere la convocazione di un consiglio comunale aperto per discutere e prospettare soluzioni.
Mariafrancesca D’Agostino
e Giovanni Peta
(Ass. F.O.R.A)
All’interno di Officine Babilonia (viale Mancini/via Popilia) è ancora possibile visitare la mostra sulla Scuola del Vento, dal titolo “INSEGNARE DOMANDANDO”.
La Scuola del Vento è un’esperienza di didattica dal basso, avviata nella primavera 2009 dalle associazioni cosentine che hanno in comune il valore dell’antirazzismo.
Insegnanti di strada, promotori di cultura, artigiani ed artisti si recano nel villaggio sul fiume, per giocare, realizzare attività didattiche e seguire il doposcuola dei bambini rom. Si cerca inoltre di stimolare la loro regolare frequenza delle lezioni nelle scuole pubbliche italiane.
Le persone che lavorano volontariamente a questa iniziativa, ritengono che la costruzione di un’Altra Calabria possa avvenire soprattutto attraverso una forma di democrazia partecipativa che si basi su azioni concrete a tutela dell’ambiente e dei beni comuni, contro il razzismo e la precarietà.
All’interno del villaggio sul fiume, insieme alla comunità rom, è stata realizzata una casetta di legno che è diventata la sede della Scuola del Vento, nonché un luogo di socialità, dibattiti ed incontri con gli studenti delle scuole cosentine.
Uno degli obiettivi consiste infatti nel portare frammenti di Cosenza all’interno del campo rom e frammenti di campo rom all’interno di Cosenza.
Attraverso le immagini tratte da un anno di attività, e grazie ai disegni realizzati dai bambini rom, la mostra riproduce questo cammino di autonomia.
Associazione Coessenza